A differenza del metaverso, il mirrorworld non è un mondo fittizio, ma è la fedele rappresentazione della realtà o, più spesso, di parte di esse. La differenza principale con il metaverso è che nel mirrorworld gli oggetti presenti sono rappresentazioni fedeli di quelli reali, sia per le dimensioni, sia per il funzionamento. In alcuni casi si tratta di veri e propri gemelli digitali (digital twin) che rispondono esattamente come lo farebbero nella realtà.
Mirrorworld: digitale, ma fedele al reale
Un BIM alla fine è a tutti gli effetti un mirrorworld di una struttura fisica reale, ma il concetto può essere espanso ad altri ambiti, come la simulazione del traffico, con semafori che reagiscono seguendo le stesse regole di quelli reali, di un aeroplano e tutte le sue componenti (inclusi comandi e motori, di cui viene simulato il funzionamento), un’intera fabbrica, dove i digital twin dei macchinari hanno le stesse caratteristiche delle controparti reali e permettono di simularne il funzionamento nel tempo.
Arrivando ad anticiparne potenziali guasti o rotture, abilitando così scenari di manutenzione predittiva, che possono far risparmiare cifre importanti alle aziende, che potranno anticipare i potenziali guasti e intervenire per tempo, minimizzando i tempi di fermo macchina.
Come dice il nome, insomma, un mirrorworld differisce dal metaverso per il fatto che il primo è una rappresentazione virtuale della realtà il più aderente possibile al mondo reale simulato, mentre il secondo è un mondo in cui possono essere presenti elementi fittizi e può anche essere interamente di fantasia.
Alcuni esempi
Un esempio molto ambizioso di mirrorworld è AR Cloud, definito dai suoi autori come “una copia tridimensionale e persistente del mondo reale” o, più tecnicamente, “una rappresentazione in scala del mondo, comprensibile dalle macchine, e aggiornato costantemente in tempo reale”.
A ben vedere, anche Google Earth è per tanti versi un mirrorworld. E’ una mappa praticamente completa del pianeta, che include la maggior parte degli edifici, seppure molti sono generati automaticamente dal computer. Quello che gli manca è la possibilità di muoversi liberamente in questo mondo, di esplorare i palazzi, di interagire con gli oggetti presenti, siano essi sedie, semafori, automobili.
La funzione Street View permette in qualche maniera di farlo, sebbene in maniera poco sofisticata. Consente di muoversi più o meno liberamente per le strade, anche se in maniera “quantizzata” – a scatti predefiniti e non fluidamente con in altri mondi – e di visitare alcune strutture, come il British Museum, il Louvre, gli Uffizi.
Col tempo, i mondi virtuali, tra cui i mirrorworld, saranno parte comune del nostro vivere quotidiano, come lo sono diventate le mappe di Google. E daranno ai loro utenti quelli che sino a pochi anni fa avremmo definito “superpoteri”, come un personaggio di un videogioco: quando saranno integrati con i dispositivi indossabili, forniranno informazioni contestuali su quanto ci circonda.
Passando davanti a un museo verranno indicati i tempi di attesa per l’ingresso, si potrà prenotare il biglietto senza nemmeno passare da una cassa, tramite l’app. Soffermandosi nei pressi di una fermata di un mezzo pubblico verranno indicate le linee che ci passano, i loro tragitti, gli orari.